| Ma che rapporto c'è fra l'eroica stampella di Enrico Toti e la strana guerra del soldato Marmittone, fra i ricorrenti discorsi di Benito Mussolini e le candide filastrocche del signor Bonaventura? Per la prima volta vengono qui superate le rigide barriere che dividono per antica consuetudine la stampa per ragazzi da quella per adulti, e sono seguiti con un unico passo due ruggenti settimanali, per più di cinquant'anni vessilliferi della buona media piccola minima borghesia italiana. La Domenica del Corriere e il Corriere dei Piccoli, entrambi fabbricati dalla stimatissima azienda di via Solferino come colorati supplementi al «Corrierone» quotidiano, nati fra la fine del secolo vecchio (8 gennaio 1899 la Domenica del Corriere) e l'inizio del secolo nuovo (27 dicembre 1908 il Corriere dei Piccoli) resistettero nella loro posizione privilegiata, ad alta e stabile tiratura, sino alla fine degli anni cinquanta, quando nella rapida mutazione dei costumi nazionali, accusarono in maniera grave il peso dell'onoranda età. Il tramonto delle tavole di Achille Beltrame e delle novelle verseggiate di Antonio Rubino e compagni, segnava così la fine di una lunga maniera di informare e distrarre i grandi e i piccini. La «bella epoca» di Giolitti e la prima guerra mondiale, il fascismo e l'avvento del trentennio democristiano, passano con varie tinte e sfumature sulla pelle dei due giornali. E nella loro discordanza le immagini della «Corrierona» e del «Corrierino» costituiscono uno specchio a due facce della nostra vita nazionale. |