| La guerra contro i libri di testo, continua. Questo volume non è che l'ultima delle numerose battaglie che si vanno combattendo intorno all'editoria scolastica da qualche anno a questa parte. Morti e feriti di questa guerra possono benissimo essere rappresentati dai 466.000 ripetenti della scuola dell'obbligo per il solo anno 1971/72, dal 40% dei ragazzi in età che non possiede la licenza dell'obbligo, dai 400.000 alunni che dovrebbero stare a scuola e invece sono in giro a portare il pane, o in officina, o a morire sul serio nei cantieri. Ci rendiamo conto che di fronte a queste cifre il discorso sui libri di testo, la documentazione accurata della loro miseria, rischiano di apparire pretesti per esercitazioni dialettiche o, peggio, per snobistici divertimenti linguistici. È allora necessario spiegare che un intervento pur così limitato, si giustifica soltanto quale contributo alla presa di coscienza politica, da parte di insegnanti e studenti, del ruolo parziale ma significativo dei manuali scolastici all'interno dell'istituzione totale destinata alla riproduzione culturale e alla selezione di classe. Bene o male, da noi o da altri, il processo al libro di testo è comunque stato fatto e si è concluso con una condanna, questa sì davvero «in nome del popolo italiano», senza appello. I libri di testo non sono per questo scomparsi, tutt'altro. Quella operazione che viene definita con termine gentile «adozione» — si adotta un libro come un orfano e lo si stringe al proprio cuor di professore - continua ad essere perpetrata anno dopo anno nelle scuole «di ogni ordine e grado» con l'alibi farsesco del rappresentante dei genitori e l'intreccio di contorno costituito da indifferenze, connivenze, regalie (100 mila propagandisti sparsi in tutta Italia a distribuir saggi, strizzatine d'occhi e altro). |