| Nella sua Intervista sul fascismo, Renzo De Felice, dopo essersi detto straniero in patria, rivolge agli storici italiani le pesanti accuse di «astrattezza» e di «conformismo culturale», profetizzando un ritorno negli studi sul fascismo, «alle affermazioni apodittiche, alla demonologia, alle interpretazioni basate su un classismo rozzo ed elementare»: di qui la sdegnosa condizione di essere intervistato da uno straniero. Il saggio di Denis Mack Smith, vera e propria «controintervista», non solo è scritto da uno storico di indiscussa autorevolezza, neppur egli alieno dalla passione delle vaste e minuziose ricerche bibliografiche ed archivistiche, e per di più non marxista (benché sicuramente progressista), ma è opera, per l'appunto, di uno studioso non italiano, anglosassone addirittura, e dunque «fuori — come pretende De Felice — dalle beghe accademiche e politiche italiane». Con tutto ciò, la «risposta» di Mack Smith a De Felice, eloquentemente intitolata Un monumento al duce, è ancor meno tenera delle altre date in patria, coinvolgendo in un giudizio altrettanto fermo quanto circostanziato, non solo l'Intervista, ma anche la monumentale (per definizione) biografia di Mussolini. La lunga replica di Michael A. Ledeen, l'«intervistatore» di De Felice, che riconferma e irrigidisce ulteriormente le tesi più controverse e «provocatorie» dell'Intervista, è seguita dalle severe conclusioni di Mack Smith. |