| Tutte le forme di potere si reggono sulla pratica dell'inganno. Se il potere rinunciasse a ingannare, sconfesserebbe se stesso, si dissolverebbe. Per gli intellettuali è relativamente facile smascherare e denunciare l'inganno nelle società a regime dispotico. Più arduo è snidarlo dove vige la democrazia formale. L'effettivo pluralismo delle ideologie produce una potente impressione di libertà. Ma si tratta, appunto, di un'impressione. Ogni settore della vita sociale, ogni gesto dell'individuo, ogni sua parola, i suoi più riposti sentimenti e la sua morale, perfino le fantasie e i pensieri e i sogni: tutto cade sotto il dominio dell'ideologia delle ideologie: il capitalismo. Nella società capitalista l'uomo che si crede libero è il più schiavo degli uomini, proprio perché avalla la sua schiavitù chiamandola continuamente libertà. Questo lapsus terminologico è la logica efflorescenza linguistica della struttura economica del capitalismo. Tuttavia l'autore di questo libro ritiene intempestivi quei sistemi di pensiero e le azioni a essi collegate che vedono nella «tabula rasa» di tutte le forme culturali e anche pseudoculturali del capitalismo l'unica via per pervenire alla realizzazione di una società nuova. Sicché i saggi che compongono il volume mirano nello stesso tempo a rivelare il funzionamento delle tecniche capitalistiche dell'inganno e dimostrare che le stesse tecniche produrrebbero valori democratici se usate in una società realmente democratica. I temi che affronta il libro sono scopertamente eterogenei ma hanno una tesi unitaria: tutto, qui e ora. è inganno. La tesi più accettabile è quella contenuta nel saggio «Dialettica del despota», dove si sostiene che la solidarietà tra intellettuali e operai può formarsi soltanto sulla base di un sano e onesto odio reciproco. La tesi più pacifica è contenuta nel breve saggio «In prigione si scrive meglio», in cui è messa in risalto la funzione mitopoietica della polizia. Una tesi ardita è quella secondo cui la struttura del romanzo borghese è omologa ai processi lavorativi che sfociano nella «merce» marxiana. L'ubiquità dell'inganno giustifica ia varietà delle «forme» analizzate. |