| È difficile, per uno studente della generazione successiva al '68 (ma anche, in fondo, per qualsiasi giovane nato e cresciuto in questo secondo dopoguerra) accostarsi ad una «educazione» così stravolta, ad una mistificazione così integrale, ad una così capillare e sistematica semina di consenso quali mise in atto la scuola fascista; ancor più difficile è rendersi pienamente conto della completa impossibilità di difendersene, perché quel tipo di manipolazione delle coscienze era «totalitario»: perché la scuola, la conoscenza, la «cultura» in una parola, erano sempre e soltanto appannaggio dei ceti solidali col potere e nel potere; perché le classi popolari erano rigidamente escluse, ed i valori creati dalla loro vita quotidiana, dalla loro fatica, erano sempre manipolati, distorti, troncati sul nascere. In realtà il regime fascista nella sua interezza può essere considerato una gigantesca scuola di conformismo, di qualunquismo, di sottosviluppo civile e culturale. Una scuola la cui pesante eredità continua ad agire, con vischiosa tenacia, nella vita pubblica e privata del nostro paese. Questo libro è una prima sollecitazione, per analisi «dal di dentro», del periodo fascista: indagine i cui protagonisti dovranno essere gli esclusi della scuola di ieri, sfruttando tutte le aperture, anche se timide, della scuola di oggi, a cominciare dai corsi delle «150 ore». |