Editori ciechi
Non se se a qualcuno è capitato sotto gli occhi la notizia, apparsa nei giorni scorsi, dell’offensiva legale portata dai massimi gruppi editoriali italiani contro i siti internet alcune benemerite Istituzioni per non vedenti, l’Istituto Cavazza di Bologna (www.cavazza.it) e la Fondazione Galiano (www.galiano.it), rei di aver violato la normativa che regola il Diritto d’autore mettendo in linea alcuni titoli di autori contemporanei.
Dietro questa piccola notizia di cronaca si cela in realtà un problema cruciale, che non riguarda solo i ciechi e il loro sacrosanto diritto di poter leggere, ma il futuro stesso delle nuove modalità di circolazione della cultura nelle sue forme “immateriali”, non più legate alla tradizionale forma cartacea, il “libro-merce” così come lo conosciamo oggi. In altre parole, ha preso il via una battaglia decisiva per il futuro delle nuove forme di editoria on-line e per l’affermazione di una reale libertà di circuitazione , a livello planetario, dei contenuti culturali: certo, ridiscutendo nuove regole e nuove modalità di tutela del creatore dell’opera dell’ingegno, ma non dimostrandosi “ciechi” rispetto alla rivoluzione in atto, come stanno dimostrandosi i nostri massimi editori .
Non a caso l’offensiva legale è stata affidata dai Gruppi Mondatori, RCS Rizzoli, Longanesi, Corbaccio, Guanda, Ponte alle Grazie, Salani, Tea e Einaudi. allo stesso Avvocato, tale Guido Paolo Beduschi, cosa di per sé straordinaria e inquietante in una logica di libera concorrenza e conoscendo la tradizionale “diffidenza” degli editori italiani verso iniziative comuni.
Crediamo giusto pertanto, non fosse che come gesto di solidarietà ai numerosi non vedenti del circondario di Rimini, pubblicare ampi stralci del “Documento di protesta” apparso sul sito dell’Istituto Cavazza.
A questo vorremo solo aggiungere un vero e proprio appello a tutti gli editori del riminese perché non solo prendano posizione ma facciano pervenire all’Istituto Cavazza e alla Fondazione Galiano i files txt dei propri cataloghi, come segno concreto della propria non-cecità.
“ Vogliamo sottoporre all'attenzione dell'opinione pubblica l'ennesimo caso in cui la difesa di un interesse particolare viene a cozzare con un diritto dei cittadini, quello alla fruizione della cultura, sancito da ogni carta dei diritti fondamentali che sia essa nazionale o sovranazionale. Da alcuni anni i disabili visivi possono utilizzare il computer attraverso la mediazione di particolari ausili (sintesi vocale, display Braille) che, seppur parzialmente co-finanziati dallo Stato, costano ai singoli utenti cifre non indifferenti, più che raddoppiando la spesa necessaria a un normodotato per l'acquisto di un computer.
Tra le possibilità che si sono aperte ai disabili visivi c'è quella di fruire dei testi stampati acquisendoli con uno scanner e un programma di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR). L'avvento di Internet ha permesso ai disabili visivi di scambiarsi i testi così acquisiti e corretti con non poca fatica, in forma volontaria dai detenuti del carcere "Opera" di Milano. Si precisa che i testi sono registrati in formato ASCII MS-DOS, per permetterne la lettura a molti degli utenti disabili visivi che ancora non si sono potuti permettere o non hanno voluto sostenere la non indifferente spesa per poter accedere ai sistemi operativi a interfaccia grafica. I testi quindi sono difficilmente fruibili da lettori "normodotati" in quanto non sono formattati per la stampa, usano un set di caratteri obsoleto e spesso contengono ancora gli errori che i programmi di riconoscimento ottico inevitabilmente vi lasciano dentro.
Quindi, se certamente le due istituzioni non hanno formalmente rispettato il divieto di diffondere copie di opere letterarie senza autorizzazione delle case editrici, lo hanno fatto configurandosi come biblioteche che mettono a disposizione senza fine di lucro i libri a una categoria di persone sicuramente e fortunatamente esigua. Giova sottolineare che tutte le biblioteche civiche operanti in Italia hanno facoltà di prestare ai cittadini le opere presenti in catalogo e che le due istituzioni menzionate hanno fin qui svolto a tutti gli effetti il ruolo di biblioteche dedicate, compiendo una vera e propria funzione di surroga nei confronti dei servizi bibliotecari pubblici, la cui accessibilità non è certo facilitata ai disabili visivi.
Esiste da tempo una soluzione più semplice, più "economica" e più soddisfacente per tutti, che consentirebbe anche di rispettare il legittimo diritto degli autori di vedersi riconosciuto il giusto compenso per il lavoro intellettuale svolto. Le case editrici sono sicuramente in possesso delle versioni digitali dei testi che pubblicano (ormai nessuno utilizza più la vecchia macchina di Gutenberg!) e potrebbero metterle a disposizione degli utenti disabili visivi in cambio del pagamento di un giusto corrispettivo.
Ed infatti il gran parlare di editoria elettronica e di e-books aveva suscitato non poche speranze tra i disabili visivi che si giungesse a questa tanto auspicata e sospirata soluzione. Purtroppo un nuovo ostacolo si pone sulla strada di questa possibile emancipazione. Le case editrici stanno sì iniziando a pubblicare testi in formato digitale, senza però tenere conto dell'esigenza di rendere accessibili tali materiali anche ai disabili visivi. Infatti la tendenza sembra essere quella di adottare formati proprietari e/o protetti che gli ausili per disabili visivi non sono in grado di "interpretare". Però le case editrici hanno fiutato il business e si sono mobilitate per occupare ogni spazio, anche a scapito di iniziative volontaristiche e senza fini di lucro che, ribadiamo, riguardano fette davvero minimali del mercato.
L'avvocato Beduschi, bontà sua, adduce la seguente motivazione dell'ingiunzione: "Oggi la presenza sul mercato, con diffusione sempre più ampia, di opere in formato elettronico, legittimamente pubblicate, con possibilità di ascolto tramite sintesi vocale, esclude ogni giustificazione, se mai possa esserci, della riproduzione non autorizzata in formato elettronico di opere protette". Una tale affermazione, che purtroppo non corrisponde alla realtà dei fatti, suona alle orecchie dei disabili visivi come una vera e propria beffa! Bene, ribaltando la questione, vorremmo che l'iniziativa dell'avvocato Beduschi consentisse di aprire la strada alla soluzione di quello che si configura come un problema di civiltà e di diritto sostanziale.
Chiediamo ai politici, alla società civile, ai cittadini in genere di aiutare i disabili visivi ad ottenere dalle case editrici la possibilità di accedere ai testi digitalizzati. A tal scopo offriamo la nostra collaborazione nella individuazione delle soluzioni tecniche più idonee e soddisfacenti. Altrimenti si sarà ottenuto di rendere la vita più difficile a una categoria di persone a forte rischio di esclusione, per garantire di aumentare in misura minimale i guadagni di qualche casa editrice. Forse giurisprudenza, ma non certo giustizia avrà regnato sovrana