Fa un certo effetto vedere una "profezia" realizzata
Quasi vent’anni anni fa, agli esordi della rivoluzione digitale, assieme a pochi amici di vari paesi, cominciai a “ragionare” sulle metamorfosi cui era inevitabilmente destinato il libro nella sua tradizionale forma merceologica, nel modo di produrlo e soprattutto nel modo di distribuirlo.
Le librerie-bazar - deputate ad ospitare i “generi” più disparati, dalla filosofia ai funghi, dal thriller alla manualistica, minuscolo imbuto distributivo attraverso cui tenta di entrare nel mercato una produzione sempre più estesa di titoli - cominciavano a mostrare tutta l’arcaicità della propria ragione d’essere basata sull’acquisto d’impulso o sulla persuasione pubblicitaria del libro concepito per il mass-market.
Ed era inevitabile, come puntualmente è successo, che queste librerie-bazar si concentrassero in poche catene che si spartiscono il mercato su logiche prese a prestito dai supermercati: la velocità di rotazione del prodotto, la redditività del singolo titolo.
Inesorabilmente, si sarebbe prodotta sugli scaffali una silenziosa ma radicale “pulizia etnica” di tutti i prodotti “marginali” e “poveri”; tecnicamente parlando, un vero e proprio “culturicidio di massa”, mitigato dalla eventuale lungimiranza o dalle logiche ideologiche rispettivamente del Libraio-Principe e del Tiranno-Distributore che controllano il circuito.
Fu allora che si iniziò a parlare di “libro digitale” e di “print-on demand”.
Il libro, nella sua forma “immateriale” di file digitale in formato grafico predisposto e "bloccato" (PDF), pronto per la trasmissione a distanza a costo zero tramite la rete di Internet, avrebbe potuto generare una gamma infinita di diverse forme di fruizione: scaricabile sul proprio computer casalingo, sul proprio palmare più o meno “dedicato” (i famigerati e-books) e più recentemente sul proprio telefonino; ovvero destinato ad essere trasmesso in automatico grazie a una complessa metadatazione dei singoli titoli ad una stamperia digitale remota, vicina al cliente che ha generato l’ordine (ma potrebbe essere la stessa libreria che lo ha raccolto).
E questo è il famigerato libro “printed-on demand” , stampato alla bisogna, nel momento stesso in cui ne viene fatta richiesta da qualcuno sulla base di una ricerca “pertinente” attuata su motori di ricerca sempre più sofisticati (vedi la versione Beta di Google print o Google books che dir si voglia) che consentono una “esplorazione” preliminare del libro e del suo contenuto, per verificarne qualità e utilità prima di ordinarlo all’editore proprietario dei diritti, alla Libreria on-line preferita, o prima di generarne la stampa on-demand.
Fa impressione, dicevo, vedere come queste che sembravano solo mie “fantasie” non molti anni fa , sono oggi una concreta realtà sulle home page di Google e di Amazon...
Vi invito ad alcune verifiche pratiche. Connettetevi a:
http://books.google.it
Inserendo come parole da ricercare “mamma cattiva” o “figlicidio”, piuttosto che "Riccione" oppure "Rimini" oppure "Tondelli" o "Fellini" o "vino" o "cultura" o "conflitti" - solo per fare qualche test - appaiono, sempre in prima o seconda posizione, la copertina di alcune nostre recenti pubblicazioni GUARALDI.
• Cliccando sulla copertina o sul titolo del libro si potrà fare una ricerca libera all’interno di tutto il testo e verranno visualizzati i risultati delle pagine in cui è presente la parola o
il nome proprio ricercati.
• Cliccando poi su uno dei link alle pagine viene visualizzata la pagina stessa con evidenziata in giallo la parola cercata.
• Nel frame di sinistra sono anche indicate le librerie online cui effettuare l’eventuale ordine d’acquisto.
• Cliccando infine sul marchio dell’editore ci si ritrova nella nostra home-page.
Siamo fra i primi in Italia a utilizzare il nuovo rivoluzionario progetto bibliotecario di Google.
Entro gennaio tutto il nostro catalogo sarà disponibile nella modalità indicata.
Ma ancora più impressionante è il progetto planetario di Print-on Demand in fase di realizzazione presso Amazon in collaborazione con Book Surge: i libri ordinati verranno stampati in automatico a Sidney, Buenos Aires, Amsterdam o Toronto, a seconda della provenienza d’origine dell’ordine.
Per una demo della fase sperimentale con alcuni nostri titoli potrete "ordinare on demand" alcuni nostri titoli:
Kybernetes - Il greco classico in rete
Tra Volumen e byte - Weni Widi Wici
Certo: è una realtà solo agli esordi, tutta da sviluppare e perfezionare.
Ma come nascondere l’emozione di quel vecchio editore che nel frattempo sono diventato, nel vedere come un mio libro può essere ordinato da un bibliotecario australiano ed essere stampato a Sidney, in automatico, assolutamente identico a come io l’ho concepito e realizzato?
Certo, l’emozione l’avevo già vissuta molti anni fa quanto in collaborazione con il Consiglio d’Europa e con un suo intelligente funzionario di allora cui intendo rendere omaggio, Giuseppe Vitiello, stampammo contemporaneamente a Napoli, Strasburgo ed Helsinky un libricino di Guido Conti il cui file digitale veniva “spedito” via Internet dal nostro ufficio di Rimini.
Nella fattispecie di "contenuto" e non nella sua "forma merceologica", insomma nella situazione resa possibile dalle nuove tecnologie di trasmissione dei contenuti in formato digitale, l’unico investimento necessario per il LIBRO sarà la sua "qualità" e la creatività che raccoglie le "minoranze" disseminate nel mondo... Perché non credo proprio che qualcuno si sognerà mai di affidare il PDF di Herry Potter alla navigazione rete! Qui non c’è "magia" che tenga...
In realtà molta strada deve essere ancora percorsa e non mi sembra né reazionario né razzista ricordare che creatività e qualità sono doti squisitamente italiane, come ben dimostra la stessa Microsoft che vede un italiano (di più! un riminese: Antonio Paolucci) vice di Bill Gates; e la stessa Amazon, la più grande libreria on-line al mondo, ha un amministratore delegato italiano, Diego Piacentini...!
Penso in particolare alla lunghissima strada che dovrà percorrere il “libro scolastico” per uscire dalla logica aberrante dei “due chili di precotto con conservanti”, per diventare dei “Learning Objects” scaricabili dalla Rete nel recupero di una reale autonomia e creatività didattica dell’insegnante, vedendo finalmente la trasformazione degli Editori di scolastica in vere e proprie Banche dati di contenuti didattici digitali cui ogni singola scuola, ogni singolo docente potrà attingere “compilando” e stampando “on demand” il libro per la propria classe, rispettoso delle caratteristiche dei propri allievi e dei propri obbiettivi didattici....
Insomma, buon lavoro a tutti: “L’analfabeta del futuro non sarà la persona che non sa leggere, bensì la persona che non saprà come imparare” (A. Toffler)