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Laboratory for a new book economy

Con la Gelmini, contro Berlusconi

Lo dico tranquillamente, a maggior ragione in questi giorni di adunate oceaniche, di impacciate proteste di studenti pasciuti a merendine e YouTube, cioè poco abituati alle piazze, e di trionfalistiche cavalcate della sinistra che invece sa bene che la piazza funziona sempre: sono decisamente a favore della Gelmini e decisamente contro Berlusconi.
La contraddizione è solo apparente, a meno di voler fare di ogni erba un fascio.
Il buon senso è il meno comune dei sensi e spesso si confonde col luogo comune che è il più diffuso fra tutti i luoghi privati.

 
La Gelmini dice: educare non è riempire di contenuti un vaso vuoto, è accendere un fuoco,la scuola va resa strumento educativo non macchina didattica per travasare nozioni.
Dice: la scuola è una macchina con il motore in panne, non serve metterle dentro benzina, bisogna smetterla di concepirla come il luogo di impiego di una categoria di paria, inevitabilmente sottopagati e frustrati da una burocrazia asfissiante.
Dice, con l'Antitrust: è ora di finirla con libri di testo gonfiati ad arte da editori che spostano qualche paragrafo di anno in anno solo per obbligare le famiglie a spendere 800 € all'anno per libri che rimarranno intonsi per l'80%, quando gli stessi contenuti possono ormai essere scaricati da Internet a costi infinitamente inferiori.
Chi può dissentire da queste premesse? Abbia il coraggio di dirlo.
Mi si dirà: l'inferno è lastricato di buone intenzioni.
Cosa ha mai fatto la Gelmini se non distruggere la scuola elementare - una delle migliori in Europa - con la reintroduzione del Maestro unico, del voto in condotta, dei numeri al posto di giudizi e di quella ridicola educazione civica che già era stata buttata nel pattume? E poi, in crescendo, come si può chiamare riforma questa minestra riscaldata in nome della riduzione del budget? Come si può essere d'accordo con questa Ministra inventata, questa marionetta in mano a Tremonti e al Cavaliere che non a caso parla in sua vece?
Andiamo con ordine.
Certo, questa non è una riforma, sarebbe ridicolo anche solo pensarlo. Sì, è una manovra concordata con Tremonti in una "azione" coordinata di governo. A questo servono i Governi, a fare azioni coordinate fra i vari dicasteri. Dov'è lo scandalo?
Ma se non è una riforma, cos'è? La Riforma, quella con la R maiuscola, capace cioè di fronteggiare quella che viene ormai da tutti definita "emergenza educativa", una riforma "vera", come fu quella di Gentile, non è, non può essere il frutto astratto di un progetto politico. E' l'esito conclusivo di un lungo e lento processo di rivitalizzazione, che può persino apparire come il contrario della rivitalizzazione, pensate alla chemioterapia. Non è, non può essere l'esito di un processo rivoluzionario e tanto meno di un processo reazionario. L' emergenza educativa indica infatti un mal-essere, sottende un carcinoma sociale ben più terribile della bufera finanziaria che sta sgonfiando di colpo la gravidanza isterica del capitalismo finanziario globalizzato.
Queste "misure" iniziali della giovane Ministra ciellina sono solo l'inizio della terapia; non sono neppure le fondazioni, sono solo lo scavo che serve per gettarle. Ma c'è un ordine nei cantieri, non si tira su una casa in un giorno. La Scuola italiana era diventata negli anni una baraccopoli da terzo mondo, un groviglio burocratico di miriadi di disposizioni ministeriali, uno stipendificio vagamente mostruoso, un'agenzia di collocamento per sottoproletari intellettuali. Senza motivazioni e senza vocazioni, il corpo insegnante era diventato suo malgrado, in larga misura, un esercito di zombi terrorizzati da quegli esseri davvero alieni, sconosciuti e all'apparenza cinici e trasgressivi, che sono diventati nel frattempo gli allievi, i nostri figli. I "vasi da riempire" in catena di montaggio.
Esagero? Certo che esagero, potrei portare anche io dozzine di esempi che contraddicono questo quadro, casi clamorosi di eroismo educativo. E altrettanto potrei fare citando casi di ragazzi davvero straordinari, intelligenti fino alla genialità.
Ma "in generale", il segno dominante della Scuola odierna è il suo degrado a pura didattica; quello degli insegnanti la loro metamorfosi a ottusi guardiani del recinto dove tenere rinchiusi quanto più possibile generazioni di mutanti...
La Gelmini, mi pare, ha ben chiaro questo quadro e ha fatto l'unica cosa che bisognava fare: smantellare prima di tutto la baraccopoli, tagliare il nodo gordiano della burocrazia, ricollocare la pretesa educazione (civica) al centro di una Scuola che deve primariamente rispetto (il voto in condotta) alla sua funzione di servizio ai meno privilegiati; e di doverosa selezione dei più dotati per il bene della collettività.
Basta leggere alcune interpretazioni del fenomeno bullista redatte da alcuni giovani scrittori (Giordano) o antropologi o psicanalisti , per farsi venire la pelle d'oca. Da sempre i fenomeni più perversi attecchiscono soprattutto fra i ragazzi di "buona famiglia". Quando si ha tutto, solo l'eccesso dà ancora un brivido.
E vengo al tema su cui sono più ferrato. Per anni , quello dei “libri scolastici” è stato uno scandalo rituale sotto gli occhi di tutti i Governi di centro-sinistra senza che nessuno sia andato oltre il clangore mediatico di qualche giorno sul loro costo, il loro peso negli zainetti. Poi, tutto come prima. Gli editori “di varia” fanno da anni inutili campagne a favore della lettura, ma sembra che nessuno si renda conto che l’odio per i libri da parte dei ragazzi nasce proprio da questo primo impatto con il libro in classe, che uccide spesso per sempre il gusto della lettura. A nessuno era venuto in mente che il monopolio editoriale sui manuali ”gonfiati” ad arte va in rotta di collisione con la pretesa (e inesistente) autonomia didattica degli insegnanti, e si scontra violentemente con le potenzialità delle nuove tecnologie (e-learning, Learning Objects , print-on-demand). L’Antitrust non ha davvero tutti i torti nell’indagare le strategie degli editori scolastici stranamente concordi nel gestirsi e spartirsi l’unico mercato corporativo che sopravvive nell’economia di mercato.
Nessuno ha considerato che la Gelmini ha fatto l'unica cosa "di sinistra" e di reale democratizzazione della cultura: “A partire dall’anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista". Ma quale insegnante, si grida, oserà cimentarsi con la propria “autonomia didattica” scrivendosi il “suo” libro di testo, scaricando da Internet magari un capitolo da Zanichelli, uno da Mondadori e uno da De Agostani per farsi la propria personale compilation che ritiene adatta alla sua classe? Come si può pensate di studiare il latino senza la grammatica e il libro delle versioni ? Andate a vedere un libricino intitolato Weni Widi Wici, Per una didattica sostenibile della cultura latina. In rete c'è tutto e a costo zero! Dunque, la “truffa culturale” dell’adozione dei tradizionali manuali scolastici non fa altro che bloccare la sperimentazione di nuovi "strumenti" educativi come i Learning Objects o come il Print on Demand di testi personalizzato scaricati da Internet. L’operazione, scriveva trent'anni fa il Prof. Venturi, definita col gentile termine di ‘adozione’ – si adotta un libro come un orfano e lo si stringe al proprio cuore di professore – continua ad essere perpetrata ogni anno ”come una drammatica farsa". Il termine “truffa culturale” potrà sembrare eccessivo a qualcuno, ma va inteso nel senso storico: le tradizionali “adozioni scolastiche” così come i dettàmi ministeriali che regolano i contenuti dei libri scolastici, sono una invenzione e un retaggio del Fascismo che vigilava e indirizzava ideologicamente i percorsi formativi (cfr. Monica Galfré, Il regime degli editori, Laterza 2005). Davvero lo scenario fatto intravedere da Gelmini e Tremonti è tutto in sommovimento.
E’ solo alla luce di antichi bengala che la battaglia politica in atto nel mondo della Scuola potrà essere capita: bisognerà riprendere in mano, ad esempio, gli articoli de l'Unità che tuonavano contro l'abolizione del Maestro unico alle elementare per introdurre la folle parcellizzazione dei saperi in età cosi precoce. Bisognerà rileggere le perorazioni di Umberto Eco negli anni '70 (1): “I libri di testo dicono delle bugie, educano il ragazzo ad una falsa realtà…” ; e ancora: la “lotta contro i libri di testo” dovrebbe porsi “al di là di ogni scelta ideologica” benché sia evidente che essi rappresentano “lo strumento più adeguato di una società autoritaria e repressiva tesa a formare sudditi, folla solitaria, integrati di ogni categoria…” . E sorprendentemente conclude: “ La linea pedagogica più sensata … è che non ci siano più libri di testo”.
Lo scenario fatto intravvedere da Gelmini e Tremonti è davvero tutto in sommovimento. Ma è evidente che il problema non è solo "ideologico" e neppure di soli interessi economici in gioco. Il dilagare delle chat on-line, l'uso e l’abuso di You-tube e di MyFace, l’impressionante monte ore impiegate dai ragazzi per comunicare fra di loro in gergo , con faccine e abbreviazioni da servizi segreti in guerra contro lo Stato delle Cose, contro lo Status quo, fa da clamoroso contraltare alla mancata informatizzazione delle strutture scolastiche. Ma quante famiglie di allievi dispongono di computer e collegamento web, gridano gli oppositori delle innovazioni tecnologiche? Rispondono le statistiche ufficiali dell'AIE: usano il pc sul luogo di studio: il 59,7% degli studenti, usano il pc a casa: il 90,1%! Forse basterebbe davvero non rendere obbligatorio il vecchio manuale scolastico, per vedere riprendere il battito cardiaco e il respiro educativo della scuola, come dopo la scarica di un defibrillatore…
I provvedimenti della Gelmini hanno il grande merito di aver puntato i riflettori sul dramma di una Scuola arroccata in difesa di vecchi privilegi e ostile ad ogni forma di innovazione; ma soprattutto di una Scuola spossessata di Valori. E siccome l'uomo non vive senza valori, i nostri figli hanno semplicemente adottato quelli propugnati dalle sole Agenzie "educative" occulte che sembrano contare davvero, le Marie De Filippi, le Isole dei Famosi, le Raffaelle Carrà, i Pacchi vari, le Lotterie di Capodanno. Successo, sesso e ricchezza subito. Ma chi mai ha imposto al Paese reale, alle nuove generazioni cresciute nell'abbondanza, queste Gorgoni? Chi ha inventato queste mostruose agenzie valoriali, la TV spazzatura? Chi porta questa drammatica responsabilità se non proprio l'attuale Presidente del Consiglio e i suoi ex Dirigenti dei network televisivi e delle agenzie di raccolta pubblicitaria? Il paradosso sta proprio in questo, che apparentemente Berlusconi difende le ragioni della sua giovane Ministra, ma contemporaneamente continua a immettere nel corpo sociale fiumi di veleni che distruggono dall'interno ogni pretesa educativa della scuola. Questo sì è il vero conflitto di interessi...
Ecco perché sono favorevole alla Gelmini e contro Berlusconi. Ecco perché, se fossi Veltroni, metterei la giovane Ministra semplicemente di fronte a questa sua estrema contraddizione, ma sposerei decisamente la sua sana battaglia. Questa sì, sarebbe una bomba culturale fatta esplodere nel cuore stesso del trionfante cinismo di Stato, al quale ben poco preme in realtà il futuro educativo dei nostri figli se il prezzo di questo futuro è una diminuzione dei profitti di oggi...
Ma i nostri figli, lo dico in conclusione, fanno comunque bene a cimentarsi finalmente in piazza: nella speranza che qualche sbucciatura di ginocchi e qualche randellata di fazione opposta li faccia ragionare su come siano sempre drammaticamente strumentalizzati, da destra e da sinistra, simbolica carne da macello, sia che guardino la televisione, che si prostituiscano per comprarsi la borsa di Gucci o le schede del telefonino, o che giochino all' autogestione e all’occupazione. E’ comunque qualche ora sottratta alla droga televisiva, speriamo che possano finalmente svegliarsi dai sogni fasulli che qualcuno ha inoculato nel loro fragile inconscio.
 

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(1) Il giovane ma già noto “Professore”, firmò infatti l'introduzione a un libro dal titolo misterioso, I Pampini bugiardi, subito chiarito, però, da un sottotitolo: “Indagine sui libri al di sopra di ogni sospetto: i testi delle scuole elementari”.

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