| Il caro – e oggi compianto – Renzo Renzi, scrittore ad esperto di cinema fra i più importanti, amico intimo di Federico Fellini, riuscì, nel 1967, a convincere il Maestro a parlare di sé, della sua terra, dei suoi fantasmi.Così nacque Il mio paese, uno straordinario racconto popolato di immagini, visioni, nomi e scene che poi, come dichiarò lo stesso Fellini, diedero vita all’indimenticabile Amarcord. Il testo fu scritto in un momento difficile per il regista, attanagliato dalla paura della morte, e forse proprio per questo non è fatto solo di semplici ricordi, ma anche di riflessioni poetiche di straordinaria densità. Eppure la vena comica che mai ha abbandonato Fellini non manca di “spuntare” qua e là, con il ricordo delle scorribande giovanili con l’amico Titta, delle occhiate furtive alle “baffone”, degli scherzi goliardici agli innamorati appartati. E poi ci sono i personaggi dalle strane manie, c’è l’idea di fare un film western intitolato Os-ciadlamadona, c’è il Grand Hotel… C’è insomma la Rimini del Federico bambino e del Fellini già famoso, in una “pellicola” fatta, questa volta, di parole. Ma talmente appassionata, da sembrare il suo miglior film. |