| ... una poesia “simbiotica”, volta a sfruttare la coesistenza di tante impronte, umane e naturali, sulla medesima superficie, chiamata ad arricchirsi senza fine di questi sottili nutrimenti, pur sempre mantenendo il carattere leggero e “portatile” del foglio, magari anche pronto a ritrovare la serialità del codice, del volume. Ebbene, ho sentito la necessità di rievocare questo ampio quadro di riferimenti dato che l’arte di Mauro Pipani vi si colloca per intero, egli ne è un prezioso, convinto, tenace continuatore, riuscendo a totalizzare in ogni sua opera una simile variegata costellazione di interventi, intelligentemente sospesi tra il fisico e il mentale. Ovvero, potremmo concludere, l’informatica con la sua virtualità non ha vinto del tutto la partita, vale la pena di continuare in un antico esercizio di amanuense o di miniatore, anche se magari, altra caratteristica del Nostro, nella sua opera invano cercheremmo tracce di minio, di colore squillante, anzi, siamo a una ben controllata sinfonia di bianchi e di grigi, il che del resto ben si addice a un’attività fondata sulla scrittura come atto primario. Renato Barilli |