| Che Rimini abbia una lunga storia lo possiamo sapere dai libri; ma che sia una “storia lunga” – con la sua interminabile serie di cadute e riprese, splendori e oblii, certezze ed equivoci – solo due autori come i nostri potevano testimoniarlo. L’inossidabile penna di Liliano Faenza, probabilmente il massimo conoscitore delle vicende storiche e politiche della città, non risparmia nessuna occupazione straniera, nessun condottiero, nemmeno santi e re, e partendo dalla colonia romana che fu Rimini va, dritto alla meta come un giavellotto, fino al 1946, quando “governano i comunisti”. E il suo racconto – arricchito da finestre che approfondiscono un punto o raccontano una curiosità, dal “doppio sogno” di Cesare e Fellini alle albergatrici antropofaghe, solo per citare…– riesce ad essere così anche una galleria dei personaggi che hanno fatto la storia della città e della gente che l’ha vissuta. Poi il testimone passa alla mano scaltra e altrettanto infallibile di Silvano Cardellini, giornalista “storico” della città, che in Una botta d’orgoglio rivive i fasti di una piccola e sonnecchiosa città di provincia che si “re-inventa” come capitale balneare, diventa un simbolo, un nome magico capace di evocare salubrità e peccato, e ci costruisce su un impero economico, straordinariamente variegato, che è molto più grande della piccola etichetta. Di “divertimentifico” con cui superficialmente molti identificano, ancora oggi, Rimini. |